A Roma ha aperto “One Sense” il primo ristorante dove si parla la lingua dei segni
La realizzazione di un sogno per Valeria Olivotti, una ragazza di 29 anni sorda che ha perso l’udito all’età di 3 anni, che insieme alla mamma Donatella Montani, ha aperto il primo ristorante in cui di parla la lingua dei segni, chiamata Lis.
Valeria intervista da Gambero Rosso, definisce il suo “One Sense” «il locale che non c’era» un luogo unico, alla garbatella, quartiere storico di Roma, in cui ai camerieri udenti, si uniscono anche i non udenti, lavorando insieme.
La decisione di chiamarlo “One Sense” deriva dalla volontà di creare un luogo in cui tutti i sensi: vista, gusto, olfatto, tatto e soprattutto, udito convergono in un unico linguaggio universale, aprendo le porte alla diversità senza escludere nessuno e facendo sentire tutti a casa.
Fotografo Alberto Blasetti
“Ho avuto una vita tutta in salita come del resto accade a tutte le persone sorde che vivono in un mondo dove vige ancora il pregiudizio che noi sordi,
con la nostra ‘disabilità’ invisibile, non siamo in grado di condurre una vita normale.”
Secondo i dati Inps i non udenti in Italia sono oltre 40 mila persone, benché le agevolazioni per loro, siano pochissime e venga purtroppo erroneamente considerata una disabilità “di poco conto” , quasi nessun udente parla la Lis, e spesso anche solo andare al ristorante diventa complicato e non agevole.
One Sense unisce ai camerieri che parlano la lingua dei segni, una cura nella scelta delle materie prime, con prodotti che provengono quasi esclusivamente da aziende biologiche e solidali
I piatti nel menù sono contraddistinti da un numero per facilitare l’interazione fra ospiti e personale di sala, a questo si aggiunge la presenza di una libreria con molti volumi sul tema del mutismo, per chi volesse approfondire l’argomento
e una parete che si può trasformare in palco, in cui si organizzano oltre a show cooking e corsi di cucina, anche proiezioni di film muti e spettacoli di danza silenziosa.
“Non ho mai voluto arrendermi. Ho incontrato una montagna insormontabile quando ho provato ad inserirmi nel mondo del lavoro.
Così, grazie al sostegno straordinario di mia madre, ho deciso di realizzare un progetto di ristorazione che non avevo mai visto in giro per il mondo.”
One Sense rappresenta questo, una sfida vinta da una giovane ragazza sorda convinta che attraverso il cibo l’integrazione tra il nostro mondo e quello degli udenti sia più facile da raggiungere
Complimenti a Valeria e agli ottimi risultati che sta ottenendo il suo ristorante inclusivo!
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fonti: Annalisa Zordan per il gambero rosso – foto di Alberto Blasetti – video : Servizio di Maria Cristina Massaro/Agf/GediVisual