La coppia che fa rivivere il borgo disabitato in Val d’Ossola con un sogno e tanto lavoro
Maurizio Cesprini e la compagna Paola Gardin, lui ex insegnante di 38 anni, e una laurea in scienze ambientali, architetto lei, hanno visto questo piccolo borgo diroccato e lasciato alla vegetazione e se ne sono innamorati, attratti dalla possibilità di salvare il patrimonio architettonico di un piccolo villaggio tradizione tutto in pietra,
hanno dato il via al loro sogno, che li ha portati ad un grandissimo cambiamento di vita, con 25 mila euro e tantissime ore di lavoro, hanno ricostruito una delle 8 case che compone in borgo di Ghesc recuperandola da diroccata ed invasa da vegetazione e alberi,
la casa ha più di settecento anni, e quindi il progetto non può che prevedere di ristrutturare il borgo basando i lavori sulla valorizzazione dell’esistente e sull’uso di materiali sostenibili
Nella bella idea della coppia, partita nel 2007, è quella di sposare il loro amore per il borgo, con le loro professioni e le loro capacità, facendo diventare il borgo di Ghesc un “villaggio laboratorio” in parte il progetto è in capo all’Associazione Canova (nata dall’idea e dalla passione di Ken Marquardt, un signore americano “papà” del progetto di Maurizio e Paola, che da 25 anni ha recuperato e sta vivendo con la sua famiglia in un borgo all’epoca abbandonato, il borgo Canova)
A Ghesc stanno lavorando quindi ad un laboratorio per il recupero e la valorizzazione dell’architettura locale in cui ospitare ed organizzare attività didattiche per studenti di tutto il mondo perchè possano imparare le tecniche storiche di costruzione in pietra.
poco tempo fa per esempio hanno ospitano un gruppo di studentesse americane, andate a lavorare con i sassi. Il campo scuola di Ghesc offre ai ragazzi la possibilità di toccare con mano cosa significhi davvero il recupero dell’architettura medioevale.
Maurizio al lavoro
Maurizio spiega il perchè di questo progetto :
“Spieghiamo ai ragazzi l’importanza di rispettare il passato La storia non ci appartiene, però possiamo preservarla. Queste case non sono ‘nostre’, noi le abitiamo, e abbiamo il dovere di garantirne la continuità storica, passandole da una generazione all’altra”
Mentre oltre alla parte laboratorio, la restante parte del villaggio è destinata alle abitazioni private, da ristrutturare nel rispetto del paesaggio e dei canoni architettonici circostanti, e per questo Maurizio e Paola, che proprio lo scorso anno hanno dato alla luce Emil, il terzo abitante del villaggio, non possono che auspicare che anche altre persone vogliano seguire il loro esempio e credere nel progetto
Maurizio scherza nella interviste per i quotidiani locali della loro solitudine nel borgo, al momento loro tre sono gli unici abitanti stabili:
“Io faccio il sindaco anche se Paola non mi ha votato. Ma alla fine mi sono imposto…”
Paola nella casa ristrutturata
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