Natura contro guadagno
da un lato chi vuole tentare di salvare la terra dei cambiamenti climatici e dalla velocissima distruzione dell’ecosistema, dall’altro i tanto che vedono ancora nel petrolio una grossa fonte di guadagno a discapito dell’ambiente
per oggi la terra può festeggiare una piccola vittoria, un punto a suo favore che arriva da una sentenza di un giudice americano che ha decretato che gli Stati Uniti dovranno rispettare le restrizioni e non potranno espandere le esplorazioni petrolifere nell’Artico e nell’Atlantico.
Ma facciamo un passo indietro, Artico e Antartico sono da sempre due aree della terra che fanno gola alle grandi multinazionali petrolifere si stima che il 13% delle riserve di greggio ancora inesplorate si trovi proprio ai due poli del mondo, colossi che anzi che guardare al futuro e all’uso di energie rinnovabili come soluzione per salvare il nostro pianeta,
spingono ancora per l’estrazione di petrolio, causa di inquinamento, aumento di gas serra e causa di vastissime catastrofi ambientali, basti pensare alle probabili fuori uscite di petrolio che inquinerebbero le acque andando ad impattare drasticamente su un ecosistema già fortemente minacciato dai cambiamenti climatici come appunto quello artico e mettendo a rischio specie animali già in via d’estinzione , una tra tutti, gli orsi polari
Non che danneggiando le popolazioni locali che dipendono e vivono proprio in questo ecosistema già altamente a rischio e che purtroppo si sta drasticamente modificando e riducendo proprio a causa del surriscaldamento globale
per cercare di tutelare e preservare il più possibile questo delicatissimo ecosistema, drammaticamente a rischio, il precedente presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva bloccato le trivellazioni petrolifere in Alaska con un decreto del 2015, con l’obiettivo di proteggere la fauna e i nativi, inoltre sempre l’amministrazione Obama nel 2016 aveva vietato l’esplorazione petrolifera in più di 15 mila chilometri quadrati situati nella costa sudorientale dell’oceano Atlantico, per preservare habitat ricchi di vita e tutelare le spiagge e le economie costiere.
decreti che l’attuale presidente Donald Trump solo due anni dopo, ha sconfessato riaprendo le esplorazioni per le trivellazioni nell’Artico nel 2017
Fortunatamente, pochi giorni fa, il 31 Marzo, un giudice statiunitense, Sharon Gleason, del tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto dell’Alaska, ha respinto la decisione del presidente Trump e l’ordine esecutivo per le trivellazioni, reintroducendo le restrizioni imposte nel 2015
Infatti Trump ha superato la propria autorità e non aveva i poteri legislativi per annullare un divieto di trivellazione, la legge federale non consente ai presidenti di annullare leggi fissate precedentemente, ma solamente un atto del congresso può revocarle o cambiarle.
per adesso, Artico e Antartico sono salvi, e le trivellazioni petrolifere tornano ad essere vietate
Entusiaste le reazioni degli ambientalisti, che avevano protestato e si erano attivati in mille modi, anche facendo cause all’amministrazione Trump, per tentare di bloccare una decisione che avrebbe potuto aggravare e distrugge ulteriormente un ecosistema già fortemente in pericolo,
Erik Grafe, avvocato di Earthjustice commenta:
“La sentenza dimostra che il presidente non può semplicemente calpestare la Costituzione per eseguire gli ordini delle industria dei combustibili fossili a scapito dei nostri oceani, della natura e del clima”
di parere opposto ovviamente le compagnie petrolifere che si dicono ovviamente contrarie alla sentenza, ricordando che le trivellazioni petrolifere avrebbero generato molti posti di lavoro…
Per il momento Artico e Antartico sono salvi e fuori pericolo, speriamo per sempre!